http://www.huffingtonpost.it/teodoro-andreadis-synghellakis/lincredibile-storia-della-tevisione-greca-continua_b_3446236.html
L' incredibile storia
della televisione greca continua...
Che si tratti di una storia incredibile, ormai, lo abbiamo capito tutti. Da martedì scorso, per lo stato greco, la televisione pubblica del paese ha cessato di esistere. Il governo ha deciso la sua chiusura nel giro di poche ore e i quasi duemila e ottocento dipendenti della "Rai greca" stanno occupando studi e uffici e continuano a trasmettere via internet e su di una piattaforma concessa dall' Eurovisione.
Non sono bastati, al momento, uno sciopero generale, decine di migliaia di persone davanti alla sede centrale della televisione, appelli da parte di intellettuali, artisti, giornalisti di tutto il mondo, a far cambiare idea al governo di Atene. A far cambiare idea, in particolare, al principale partito di governo - Nuova Democrazia - che ha elaborato ed attuato il piano di "chiusura coatta" dell' Ert.
In un suo articolo, il primo ministro Andònis Samaràs insiste e tiene il punto, ripetendo che coloro che oggi piangono per la chiusura della televisione statale, sino a ieri ne denunciavano l' inaffidabilità e la dipendenza dal potere politico.
Il corto circuito, insomma, continua: i due partiti di area progressista che sostengono il governo (Pasok e Dimar) continuano a chiedere la riapertura della tv, in modo da poter avviare un eventuale piano di ristrutturazione "a schermi accesi".
Scene che rimandano ad una situazione quasi surreale: per i quartieri di Atene, in questi giorni, sta girando un piccolo camioncino della Ert, che ne ritrasmette il segnale storico della radio, "o Tsopanàkos" (Il Pastorello), che in Grecia è ancora molto amato. La gente esce sui balconi, si affaccia alle finestre, per salutare e gridare la propria solidarietà ai lavoratori in lotta.
In tutta questa storia, quello che ha fatto più male, ovviamente, è stato il metodo che si è scelto di usare. Il fatto che per settimane ci si sia ostinati a smentire una possibile chiusura della televisione pubblica e si sia poi cercato di attuarla, in meno di mezza giornata. Non comprendendo, tra l'altro, che siamo nell'epoca di internet e della globalizzazione, in cui non basta spegnere tre ripetitori per far tacere una voce.
Tutto ciò sta provocando una serie di effetti a catena, soprattutto a livello politico: secondo le ultime rilevazioni statistiche della società VPRC, il partito eurocomunista di Syriza (contrario al decreto "spegni tv") negli ultimi giorni conquista il 29% del consenso del corpo elettorale. Il centrodestra di Nuova Democrazia - principale forza di governo - scende al 26,5%, i neonazisti di Alba Dorata rimangono, purtroppo, al 14%, mentre i socialisti del Pasok non superano il 7%.
Riguardo, poi, al problema in sé, che sta tenendo col fiato sospeso il paese, il 65% dei greci dice "no" alla chiusura della Ert, mentre è favorevole appena il 27% del campione statistico. Il governo si è cacciato in un vicolo cieco ed ora non sa come uscirne. Noi giornalisti di tutti i mezzi di informazione della Grecia scioperiamo, ormai, da cinque giorni e siamo intenzionati a continuare le mobilitazioni fino a quando questa triste parentesi non verrà chiusa.
Anche perché, come detto, giustamente, una collega "per ora ci viene detto che i tagli imposti dalla Troika esigono la chiusura della tv pubblica. Non vorremo dover sentire che a questo punto anche il parlamento è diventato un lusso che non ci possiamo più permettere..".